La psicoterapia psicoanalitica, nella sua declinazione intersoggettiva, si fonda su una relazione terapeutica in cui il soggetto e l’analista co-creano un campo interpersonale di significato, consapevolezza e mutua influenza (Benjamin, 2018; Stolorow, Brandchaft & Atwood, 1994). Le più recenti ricerche di neuroimaging (fMRI) e meta-analisi evidenziano che la psicoterapia, sia psicodinamica che intersoggettiva, è associata a modificazioni in regioni cerebrali coinvolte nella regolazione affettiva e nella percezione del sé e dell’altro, come la corteccia orbitofrontale, l’insula anteriore, i giri frontali e strutture subcorticali quali il putamen (Cera, Monteiro, Esposito et al., 2022). Generalmente, la psicoterapia intersoggettiva prevede incontri regolari mono- o plurisettimanali, con una durata complessiva variabile da alcuni mesi a più anni, a seconda della gravità del disturbo e degli obiettivi terapeutici. Studi fMRI dimostrano che una maggiore esposizione terapeutica è correlata a modificazioni più profonde nei circuiti cerebrali della regolazione emotiva e delle funzioni riflessive (Fonagy & Allison, 2014; Shedler, 2010).